immagine per Cinema America

L’America è a Londra. Non solo a Trastevere

Odeon Kensington. Uno dei cinema storici di Londra, un bellissimo palazzetto art deco in uno dei quartieri più conosciuti della capitale britannica, quello dove nacque Peter Pan, dalla penna di James Barrie ovviamente, anche se adesso potrete conoscere le Secret Origins del bambino che non voleva crescere nell’imminente Pan di Joe Wright. E chissà se non sarà proprio questo l’ultimo spettacolo (citare Bogdanovich fa sempre bene all’anima) dell’Odeon, previsto al momento, manco a farlo apposta, l’11 settembre.

Già, perchè Londra è una città che non guarda in faccia a niente e nessuno e questo monumento sembra avere il destino segnato, in nome della modernità. Al posto delle premiere con red carpet, un complesso con 42 appartamenti di lusso e 20 altri destinati a usufrutto sociale per gli anziani residenti nel quartiere. E il cinema? Non si perderà, dato che sono previste sette sale sotterranee per un totale di 1038 posti a sedere.

Ma non è questo il punto. Ciò che si perde è la memoria e un luogo che da sempre dà lustro alla zona e gli abitanti di Kensington e Notting Hill non possono accettare questa ferita. È quindi partita una romantica battaglia abbracciata adesso anche, non poteva essere altrimenti, da Richard Curtis, sceneggiatore delle più belle commedie sentimentali degli ultimi vent’anni, da Quattro matrimoni e un funerale all’ultimo, meraviglioso, About Time. Al suo fianco Benedict Cumberbatch, Sir John Hurt, Jimmy Page e addirittura Boba Fett, il bounty killer di Guerre Stellari (insomma, l’attore Jeremy Bullock).

Spostamoci di circa 1455 chilometri e andiamo a Roma, quartiere Trastevere, dove da quasi quattro anni un manipolo di valorosi sta cercando di salvare il cinema America, luogo altrettanto storico e architetturalmente bello, da anni colpevolmente chiuso, come altre due sale vicine, il Roma e il Troisi, segno ulteriore del degrado culturale in cui versa la città da sin troppo tempo. Eppure le energie ci sono, lo dimostrano i ragazzi del Cinema America, che un bel giorno hanno deciso di rompere i sigilli dell’immobile e di recuperarlo a uso del quartiere.

Le mura del Cinema America sono di una società che da anni cerca di aggirare la norma comunale che prevede che un immobile adibito ad attività culturale nel centro storico non possa cambiare destinazione d’uso. Cosa quasi impossibile e che ha lasciato quindi un patrimonio alla mercè della muffa. Un atto criminale a cui qualcuno si è giustamente ribellato, mettendoci lavoro, sudore e qualche soldo. L’America rinasce, diventa un punto di riferimento per il quartiere, ma anche uno scomodo precedente per l’amministrazione capitolina e la politica culturale del Belpaese. L’iter è quello solito: tanta stima, molte promesse, nessuna mantenuta. Anzi, dopo una bella pacca sulla spalla arriva lo sgombero.

Ma gli Young Americans non si arrendono (anche citare Bowie fa bene) e in un locale adiacente mettono su il Piccolo Cinema America, continuando in una stanza da dove erano stati interrotti. Ma anche questo sembra non andare bene, e arriva la seconda chiusura. Ma si sa, se fai arrabbiare il popolo quello occupa le piazze. In questo caso ne è bastata una, Piazza San Cosimato, una delle più belle di Roma, dove per due mesi è andata in scena un’arena estiva che ha visto passare il meglio del cinema italiano in sostegno di… se stesso. Giá, perchè alla fine questa è la storia. Perchè un cinema nel centro storico di Roma chiude perchè non rende, è triste ma è un fatto. Ma il Cinema, quello non chiude mai, è fatto con la polvere di fata che Campanellino ha sparso per tutta Kensington.

Quindi tutto torna, è tutto collegato, e mi chiedo: non sarebbe divertente far conoscere il Cinema America con l’Odeon Kensington? Una proiezione congiunta, l’11 settembre, Roma e Londra che si tengono a braccetto, in nome del Cinema.

A noi sembra un pensiero stupendo. E anche citare Patty Pravo fa bene all’anima.

CONDIVIDI?

Facebook
Twitter
Pinterest
LinkedIn

1 commento su “L’America è a Londra. Non solo a Trastevere”

Lascia un commento

se li hai persi

Comunicare le emozioni

L’occasione per fermarmi a riflettere sul mio mestiere l’ho avuta qualche settimana fa, quando Akiko Gonda mi ha