Ho da poco finito di leggere un interessante libro edito da minimumfax, “Come finisce il libro”, scritto da Alessandro Gazoia, meglio noto in rete come Jumpinshark. Parla del libro, nel senso dell’oggetto libro, delle sue forme storiche e di quelle attuali, materiali e immateriali, della proprietà e dell’uso degli e-book. E del destino che i libri cartacei e quelli elettronici avranno.
Alcuni dei problemi legati al passaggio dal cartaceo al digitale sono evidenti, altri meno. Quello che più mi ha colpito (semplicemente perché non ci avevo pensato prima) è il fatto che un libro elettronico (se regolarmente scaricato tramite Amazon o qualunque altro sistema legale di “acquisto”) non appartiene veramente a chi lo ha sul proprio e-reader. Quello che si acquista è, infatti, il diritto di leggerlo per un numero illimitato di volte su di un numero limitato di supporti elettronici. Niente di più. Il tutto legato a un account nominale, a una persona fisica con un conto in banca o un account PayPal.
Quindi, a differenza di quanto successo per secoli in ogni parte del mondo, i libri in un futuro prossimo non si potranno più lasciare in eredità; scompariranno quando scomparirà l’account del “possessore dei diritti”. I diritti, infatti, non sono trasferibili a nessuno per nessun motivo. I libri dei nonni, quelli con tutti gli appunti scritti ai margini sulla carta ingiallita e abusata, con la loro vita e la loro storia, non esisteranno più. I libri di domani saranno sempre intonsi e nuovi di zecca, ma vivranno quanto vivrà chi li ha acquistati. Non un giorno in più. Amen.
Da qui il pensiero va (o almeno il mio è andato) a un’altra forma di collezionismo, forse meno diffusa, meno nobile, ma spesso divertente. Quella delle locandine dei film che hanno fatto epoca, o che semplicemente ci hanno colpito, o hanno segnato un rito di passaggio o un qualsiasi momento importante nella nostra vita; magari anche autografate dal regista, che so. Le locandine appese al muro, con o senza cornice.
Il futuro vedrà ancora la presenza delle locandine di carta? Ne dubito. Già ora un poster vive gran parte della sua vita in formato digitale, sul web, sui social, nelle piattaforme digitali di acquisto e noleggio.
E in molte città del mondo ha già iniziato a vivere quasi esclusivamente in formato digitale anche quando esce dal web e si avventura per strada; a Londra o a Tokyo, nella metro come nelle piazze, sono sempre più frequenti i poster digitali, magari animati. Intercambiabili, puliti, brillanti e attraenti di giorno e di notte. E presto accadrà anche da noi. Oddio, magari non così presto, ma accadrà.
Si dice, a proposito dei mondi virtuali che andiamo costruendo, che una cosa, qualsiasi cosa, una volta messa nel web vivrà per sempre, che tu lo voglia o no. Un post, una foto, un profilo. Sempiterni e incancellabili. Già, forse sarà vero per quello che si pubblica sul web, anche se in realtà ci credo poco; basta aspettare tempo, neanche tanto, e la quantità di dati presente nel web sarà tale da imporre un oblio di massa. Le cose spariranno, altroché.
Ma soprattutto non è vero – già adesso – per quanto affolla i nostri computer, tablet e smartphone. Figuriamoci se ci teniamo tutto, già adesso, decine di migliaia di foto, documenti, video, audio. Buttiamo tanto e spesso, altrimenti non troviamo più nulla. E neanche le nuvole ci aiutano più di tanto, lo spazio è sempre limitato, le scelte prima o poi vanno fatte. Ma non è solo questo il problema. Avete mai provato ad aprire un file che avete in qualche remota cartella del computer da più di dieci anni? Ci siete riusciti? Oppure vi è apparso un deprimente avviso che diceva più o meno “impossibile aprire il file perché di formato sconosciuto”?
Ecco, le cose invecchiano e spariscono, anche quelle virtuali. Quindi come faremo a tenerci la locandina di quel meraviglioso film che abbiamo visto a tredici anni e ci ha fatto improvvisamente fatto entrare nell’età adulta? Scaricheremo il file da internet, magari il più grande e bello che troviamo, e lo metteremo in una qualche cartella su un hard disk, o su qualche cloud. Fino a quando? Quando sarà che avremo bisogno di spazio ed elimineremo centinaia di file vecchi e inutili senza nemmeno dargli una seconda occhiata? E ancora, ci ricorderemo, dopo qualche anno, di averlo avuto, quel manifesto? Se non sarà lì, appeso al muro, a ricordarci di sé, del film e delle emozioni che quel film ci ha dato, quanto durerà il ricordo?
L’era della memoria sconfinata ed eterna, del web che dura per sempre, sa tutto e ricorda tutto, ci aiuterà veramente a ricordare, o senza la materia a cui appigliarci i ricordi diverranno evanescenti e fragili e, soprattutto, avranno vita breve? Il futuro avrà memoria del passato, o la memoria non avrà più alcun valore?